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La casa che si abitua. Dall’Università dello Hertfordshire arriva la casa che apprende le abitudini degli inquilini.

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Arriva dal Regno Unito ed è la casa che tutti desiderano. Non per particolari lussi o pacchianate alla Scarface, ma perché riesce ad adattarsi alle abitudini dei suoi inquilini. Proprio così.

Interhome, così si chiama, è un’elaborazione di alcuni ricercatori dell’Università dell’Hertfordshire che, grazie a un particolare software appositamente progettato per lo scopo, è in grado di osservare e imparare le abitudini di chi la abita e, in base a queste, di calcolare quale stanza sarà occupata, quando attivare o meno l’elettricità e accendere o spegnere le luci a seconda delle necessità.

Una casa “osservante” insomma. Meglio non la si potrebbe definire. Ovvero che, utilizzando un sistema d’automazione domotica il quale si avvale a sua volta del comune protocollo X10, di una rete di raggi infrarossi collegati al computer centrale e di particolari interfacce Windows, osserva i movimenti e gli spostamenti di routine dei suoi inquilini, li memorizza e poi si “comporta” di conseguenza. In questo modo, come osserva Ellis Percival, uno dei ricercatori ideatori del progetto, “la casa è più pratica. Per spegnere o accendere i macchinari non è necessario trovarsi all’interno.

E’, infatti, possibile verificarne lo stato da qualunque parte del mondo grazie a internet e se siete andati a lavorare vi siete dimenticati di chiudere a chiave la porta potete farlo senza tornare indietro grazie sempre a internet e a un sms.”

 

 

Così facendo Interhome, il cui prototipo è stato sviluppato all’interno di una casa di bambole, può non solo rendere più comodo l’abitare, ma soprattutto limitare gli sprechi e i consumi di energia con relative emissioni di combustibili fossili.

Infatti, in proposito, una recente indagine condotta dal governo inglese ha reso evidente che l’energia utilizzata nelle case è responsabile di oltre un quarto delle emissioni di diossido di carbonio di tutto il Regno Unito e che, dunque se si realizzassero abitazioni ecosostenibili sarebbe possibile ridurre non di poco le emissioni inquinanti. Su questa linea si è infatti diretta e svolta la ricerca degli ingegneri dell’Hertfordshire: il loro obiettivo nel partorire Interhome non era solo di natura “narcisisticamente futuristica”, ma soprattutto di natura ecologica: loro volevano realizzare una casa ecosostenibile oltre che tecnologicamente avanzata.

 

 

Inoltre l’efficienza di una simile abitazione non fa bene solo all’ambiente, ma anche al portafoglio: Interhome, oltre, come già detto, a rendere più agevole l’abitare stesso, in un divertente gioco di scambio e interazione con la casa, quasi fosse un essere pensante, riduce gli sprechi e, stando a quanto rilevato dagli organi di ricerca del governo inglese, consente un risparmio annuo di circa 300 sterline procapite.

Interhome fa talmente bene che i suoi effetti positivi non sono passati certo inosservati. Neppure a livello mondiale. Il progetto ha infatti partecipato come finalista rappresentante per il Regno Unito alla Microsoft Imagine Cup, un’importante competizione promossa dal colosso informatico e tenutasi al Cairo nel luglio di quest’anno.

 

M. Flaminia Attanasio

 

Per maggiori informazioni:
Link al sito del progetto InterHome

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