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Intervista a Paolo Mongiovì – Sistema Casa
La domotica è integrazione

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Sono le 19. E, come tutte le sere, alla stessa ora, un lieve cigolio annuncia che la saracinesca inizia ad abbassarsi, le luci dell’ufficio attiguo si spengono e una piccola telecamera a circuito chiuso inizia con discrezione le riprese. Tutto automaticamente. Mentre un leggero sorriso di compiacimento appare sul suo volto. Stavo assistendo a uno dei più elementari esempi di applicazione della domotica. E il volto è quello dell’ingegner Mongiovì, pioniere in Italia con la sua creazione‚ “Sistema Casa”. Che di recente ha raggiunto il traguardo dei dieci anni di attività‚ “festeggiati” con una conferenza stampa in un albergo milanese. “I comandi manuali, comunque, rimangono; le luci si accendono e spengono solo quando servono, non si diventa schiavi del sistema. Di automatico non facciamo nulla: i nostri comportamenti, semplicemente, seguono certi automatisti ed è bene che li esegua un sistema cui si può sempre cambiare la programmazione”. Ecco il Mongiovì pensiero.

Perché, ingegnere, la domotica ha ancora difficoltà a diffondersi in Italia a differenza di quello che succede in Europa e oltreoceano?

“Un aspetto che ha frenato lo sviluppo della domotica in Italia è quello che non esiste uno standard. Ma è un falso problema; ci sono effettivamente vari protocolli dei fornitori dei prodotti. Le grosse aziende, del resto, hanno sempre fatto pressioni per imporre il loro standard quale prerequisito e accapparrarsi, così, una grossa fetta del mercato. Nel dubbio, l’Italia è rimasta ferma. A guardare. Ed è per questo che siamo il fanalino di coda in Europa. E’ un falso problema – rincara Mongiovì – perché negli Stati Uniti, dove pure ci sono vari standard, la domotica è molto più sviluppata che da noi. In Italia, infatti, manca la percezione per la realizzazione di un impianto domotico – continua e ribadisce Mongiovì – che è un valore aggiunto ed è destinato a entrare nello stile di vita di una persona. Finora, infatti, ognuno ha agito per conto proprio senza creare quelle condizioni fondamentali per lo sviluppo dell’automazione domestica: la mancanza di cultura che l’operatore del settore deve trasmettere all’utente finale. E’ sempre mancato, cioè, quel coinvolgimento nei confronti del fruitore. Una responsabilità l’hanno pure gli architetti-luddisti che lavorano ancora sul cartaceo e non sono di certo da sprone alla domotica. Perché gli architetti, che potrebbero benissimo essere i prescrittori dell’utente finale, in passato non hanno mai collaborato. Ma le cose da due anni a questa parte, sono cambiate. Per merito anche dei clienti che, sempre più, esigono l’automazione dai progettisti. Del resto, per troppo tempo s’è parlato di tecnologia escludendo dal dibattito il fruitore-cliente che, non sapendo né leggere né scrivere, ha preferito non scegliere.

Ci può anticipare qualche novità?

“Di recente, anche i media generalisti e non più solo la stampa specializzata, si stanno occupando del fenomeno. Inoltre, sono già pronte le bozze del libro (250 pagine mostrate con orgoglio) che ho finito di scrivere e che parlerà della progettazione e realizzazione della domotica. Libro in cui ho trasferito l’esperienza di molti anni e in cui non si parla di prodotti; altrettanto semplicemente, verrà illustrato il vademecum per il perfetto comfort domotico: come si progettano e realizzano i sistemi domotici; un libro tecnico-divulgativo, rivolto soprattutto agli operatori del settore che sono tre figure professionali che devono interagire tra loro: progettisti, distributori e installatori. Perché la vera domotica è integrazione, potremmo definirla interdisciplinarietà tra elettrodomestici che dialogano tra loro. Questa – sottolinea l’ingegnere – è la vera e unica domotica”.

Che tipo di azione commerciale e di supporto tecnico svolge nei confronti degli installatori, di coloro cioè che alla fine sostengono il peso del rapporto col pubblico?

“Per sensibilizzare le persone a dotarsi d’un impianto, realizziamo, fin dal 1993, corsi per gli installatori, veri deus ex-machina della domotica. Costoro sono il vero motore commerciale perché hanno il compito di spiegare ai clienti, non solo come funziona l’impianto, ma anche quello basilare di “sensibilità umana” consigliando loro ciò che è più funzionale. A tale proposito, abbiamo creato tre tipi di installatori: quelli che operano in appartamenti, uffici e ville. Queste ultime, sono le più impegnative sotto il profilo progettuale. Ed è per questo che tre realtà diverse, hanno bisogno di certificazioni specifiche che non possono essere inferiori ai due anni. I nostri installatori sono certificati da “Sistema Casa” che è garanzia di professionalità e sicurezza. Il collaudo dell’impianto appena installato, è il prerequisito della qualità. Ogni installatore ha con sé una check-list che vaglia scrupolosamente e con la quale verifica che ogni componente dell’impianto sia stato perfettamente installato e funzioni ottimamente. Il compito dell’installatore è anche quello d’istruire ed esplicitare la facilità d’uso dell’impianto che avviene in ripetuti incontri con il cliente, fino alla sua totale autonomia. Ma la chiave di volta è quella di far comprendere alle persone che l’automazione domestica è sostituitiva della manualità e non comporta costi addizionali”. I costi, appunto.

“Per un appartamento di medie dimensioni (80/100 mq.) un sistema domotico che includa tre applicazioni base, quali la sicurezza ambientale (attuazione di tutte le protezioni atte a prevenire le fughe di gas, allagamenti e incendi), la gestione del riscaldamento e, soprattutto, la sicurezza antintrusione esterna, hanno un costo, chiavi in mano, dai 3 ai 4mila euro. Con la possibilità di essere ampliato nel tempo per comandare altre aree applicative. Per arrivare fino alle trenta applicazioni per una villa al costo di 50.000 euro”.

“Sistema Casa” ha riservato una fetta del suo know-how anche ai portatori di handicap e agli anziani. In cosa consiste?

“L’elettronica, oggi, li può aiutare. Per i tre tipi di disabilità (motorie, visive e degli arti), abbiamo studiato altrettante formule applicative che comprendono l’uso dell’apparecchio telefonico per rispondere al citofono e aprire la porta premendo un tasto; l’uso di rilevatori di presenza e l’uso di un telecomando universale per la completa interazione con il sistema di interfaccia wireless. Anche le Istituzioni, finora latenti dal lato economico, hanno dato un incentivo forte all’implementazione dell’automazione domestica. Il governo regionale della Lombardia, ad esempio, quest’anno ha dato l’80% a fondo perduto per realizzare un impianto domotico. Meglio ha fatto solo il nord Europa dove il finanziamento riguarda il 100%. Del resto, esiste un progetto nazionale che riguarda 60 comuni per la realizzazione di appartamenti per disabili e anziani: nel bando di gara, la domotica è un aspetto qualificante del progetto”.

Sarebbero ancora molte le cose da aggiungere. Ma non mangherà l’occasione, ora che il termine “domotica” entrato prepotentemente nelle nostre case. Per merito dell’ingegner Mongiovì.

Intervista di Dante FEDERICI,

Questa intervista è stata pubblicata per cortese autorizzazione della rivista “Casa Futura”

Per informazioni:

SISTEMA CASA

www.sistemacasa.it

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